(eng)
Quando Gianluca ci ha detto che avremmo partecipato allo Cthulhu Fest, non ho avuto la reazione che ho di solito ai suoi annunci, di ghiaccio. O almeno credo; ma sicuramente ero piuttosto contento, forse anche eccitato. Sono un lettore di H.P. Lovecraft da tempo, e molti dei testi che scrivo ultimamente sono adattamenti dei suoi racconti.
Il primo che ho letto, e ancora uno dei miei preferiti è Polaris. Già adattato nel nostro brano omonimo del 2018.
Un’altra cosa: da molto tempo ho voglia di scrivere un testo in italiano, ma mi e’ sempre andata male. L’inglese è più facile da mettere in ritmo con la musica e probabilmente la barriera linguistica rende un po’ più facile aprirsi. Per non parlare del fatto che siamo abituati a sentire metal in inglese, quindi viene più naturale.
Questa mi è sembrata un’ottima occasione per riprovarci, e alla fine abbiamo portato Polaris in versione italiana allo Cthulhu Fest.
Quando scrivo di solito cerco di descrivere sensazioni e momenti. Per Polaris vale la stessa cosa, non racconto tutta la storia, ma solo alcune immagini, quelle che mi sono rimaste più impresse. In questo caso il fallimento della missione, la perdita del mondo onirico, e il suo ricordo.
In vergogna e disperazione
qualche notte grido
e prego le creature
di svegliarmi dal sogno
loro ridono di me
perché ho fallito
(stella) polare
guarda giù
e ammicca, per ricordare.
Qui il link al video del brano, la versione in inglese tratta da un altro live, e di seguito qualche foto della serata.